AvA è una predatrice: è una donna che ha calpestato i peggiori stereotipi femminili in scarpe da tennis e che si è conquistata una posizione sociale alternando la sua vita diurna lavorativa per trasformarsi di notte in un mostro fatto di beat, moombahton e urban pop che hanno infuocato le dance hall.
La musica di AvA è il manifesto della ribalta personale a discapito di una società che ci vorrebbe inermi, disillusi e arresi all’impotenza. È il costume da supereroe nascosto sotto la divisa da lavoro.
È la dimostrazione che chiunque ha il potere di cambiare la propria vita senza dover scendere a compromessi, anche se si è donne. Soprattutto se si è donne.
Il progetto è nato nel 2019 dalle ceneri della band tutta al femminile nota come Calypso Chaos, di cui AvA era la frontwoman, e ha pubblicato il primo disco solista (interamente scritto e prodotto da lei) intitolato “Lo Squalo”, distribuito da Artist First su tutte le piattaforme digitali e che ha totalizzato circa 500mila streaming e decine di migliaia di visualizzazioni su YouTube.
Oltre ai singoli estratti dal disco, complice la pandemia e un clima di totale immobilità, tra il 2020 e il 2021 AvA ha prodotto e pubblicato altri due singoli extra album: “Ti Auguro Ogni Male” e “Canzone Triste”, che a loro volta hanno totalizzato migliaia di streaming e visualizzazioni sui relativi videoclip su YouTube.
Nel 2025 AvA torna sulla scena urban pop con un nuovo album (sempre interamente scritto e prodotto da lei con la collaborazione di Manuel Finotti) che fa della leggerezza la sua cifra stilistica principale.
Ma bisogna fare un distinguo perché spesso si tende a confondere la leggerezza con la superficialità, quando invece per leggerezza si intende una capacità profonda di accettazione del proprio destino, imparando a “surfrare” sulle sue onde invece che ad affogarci dentro e godendosi le emozioni nel mentre.
AvA ci invita a “prendere le cose come vengono” e a distaccarsi in modo anche brutale da questo vortice nauseabondo in cui si è trasformata l’industria musicale (e non solo), a rimettere al centro la propria sanità mentale e la propria felicità, anche attraversando profondi momenti di disperazione e solitudine. Il diritto alla lentezza (Vida Lenta Vida Loca), il diritto alla disperazione (Requiem), il diritto alla malinconia (La fine dell’estate, Per Aspera ad Astra), il diritto di godersi la vita nei suoi momenti effimeri e caotici (Formentera, Josè), ma soprattutto il diritto di fallire per ricominciare da capo (Fammi Fallire), sono i punti cardini da cui prendono vita le storie raccontate in questo disco. Un album dalle sonorità fresche ed eleganti, capace di catapultarci tra una traccia e l’altra, da spiagge caraibiche a deserti di desolazione.
In questo momento storico intriso di accelerazioni incontrollabili e senso di precarietà continuo, dove solo chi è all’apice della catena alimentare sembra avere qualche chance di sopravvivenza, AvA risponde alla velocità con la lentezza, alla voracità con il piacere effimero e alla felicità ostentata con lacrime vere.
E mentre tutti sgomitano per accaparrarsi 10 minuti di notorietà in un mare pieno di pesci rossi, da bravo squalo bianco, AvA preferisce nuotare invisibile sotto il pelo dell’acqua, discreta... ma imminente.