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SVD

Sono un libro aperto, quasi una storia splatter. Se c’è da dire una parolaccia la dico.
Mi annoia parlare di me, non ci so stare al centro dell’attenzione, perché anche se credo poco allo zodiaco sono un leone, e giuro che mi ci mettono gli altri, al centro. Stare al centro quando si è diversi non è bello.
Scegliere il neutro. Nessun riconoscimento è meglio. Non verificarsi. 
Ora sono felice, perché nella tristezza ci si tuffa, e poi se ne esce.
E li capisci cosa ti fa star bene. Ne esci per scelta, mica a caso. 
Quando ho capito che ero triste fino al collo ho deciso di scrivere poesie. Ho scritto un testo argomentativo sui sogni, uno scarabocchio narrativo che ha fatto piangere mia madre. Era malessere, volevo capire cosa mi faceva stare bene e male. Stare male non poteva essere vergogna. Forse poteva diventare altro, tipo musica. Per capirsi bisogna affrontarsi anche nel male. Ci sono sempre il bene e il male. Vanno e vengono.
Il mio nome è una fase, è un nascere e morire e rinascere e morire senza punti fissi. 
Io inizio a Roma Svd con la musica. Sono a volte molto svd, se vuoi leggerla come sad